La Resistenza Italiana


La Seconda Guerra mondiale, durata dal 1939 al 1945, fu il secondo grande conflitto del XX secolo, in cui furono coinvolti quasi tutti i paesi del mondo e che vide duri scontri anche al di fuori dell'Europa. Iniziò il 1° settembre 1939 con l'attacco alla Polonia da parte della Germania nazista, che già aveva stretto patti con l'Italia e con il Giappone, e si era annessa l'Austria e la Cecoslovacchia. Ai tre paesi si opposero, conquistando la vittoria finale, le truppe di Inghilterra, Francia, Russia, Stati Uniti e paesi alleati. Decisivo fu l'impiego da parte degli Stati Uniti della prima bomba atomica, sganciata il 6 agosto 1945 sulla città giapponese di Hiroshima. In seguito al conflitto la Germania fu divisa in due parti, la Repubblica Federale, sotto la sfera d'influenza dei paesi occidentali, e la Repubblica Democratica, sotto quella dell'Unione Sovietica. I morti complessivi furono quasi 50 milioni, di cui quasi 10 sterminati nei campi di concentramento nazisti.
 
La Resistenza italiana
La resistenza italiana modellò i suoi criteri operativi attraverso approssimazioni successive, in un piccolo capolavoro di pragmatismo realizzato grazie alla sua capacità di adeguarsi costantemente alle diverse "fasi" della lotta armata. La Resistenza italiana nacque subito dopo l'8 settembre del 1943. Fu la spontanea, multi-forme reazione della grande maggioranza del popolo italiano alla ventennale dittatura fascista, all'alleanza con la Germania nazista e all'andamento disastroso della guerra. Alla Resistenza partecipò una moltitudine di persone, spinta dell'impeto naturale di salvarsi dalla prigionia tedesca, ma anche da una fervida aspirazione di liberazione, ed una minoranza che ebbe il coraggio di prendere le armi e d'iniziare la guerriglia contro i loro alleati, i fascisti della Repubblica di Salò. Il Movimento annoverò nelle sue file migliaia d'italiani, uomini e donne, operai, contadini, professionisti e sacerdoti. Questo esercito di anonimi si prodigò in mille modi, spesso a rischio della propria vita, per dare aiuto, rifugio, cibo e vestiario ai perseguitati e ai ricercati dai nazisti, ai gruppi di sabotatori che agivano nelle città occupate, agli organizzatori del fronte sindacale che operavano nelle fabbriche, ai partigiani che impegnarono, per venti mesi, in una logorante guerriglia, 13 divisioni tedesche e fasciste. 

"GAP" e "SAP"
La Resistenza italiana nacque il giorno stesso in cui il governo Badoglio proclamò l'armistizio fra l'Italia e le potenze alleate. Dopo l'armistizio lo Stato non esiste più, l'esercito si sfalda, il re e Badoglio fuggono, l'Italia è territorialmente spaccata in due e vari poteri politici si sovrappongono in un intreccio che fa perdere di vista il senso della legittimità. Nel Sud si ricostituisce il governo del re, prima a Brindisi poi a Salerno, e si distende il potere dei nuovi alleati anglo-americani; nel Centro-Nord riappare il governo fascista con il nome di Repubblica sociale italiana mentre dilaga il potere di occupazione del vecchio alleato tedesco. Il Comitato di liberazione nazionale il 9 settembre lancia un appello alla lotta e alla resistenza contro i nazi-fascisti. Lo stesso giorno a Porta San Paolo e in altri quartieri della capitale, la popolazione affianca alcuni reparti dell'esercito in una strenua battaglia contro l'avanzata dei tedeschi di Kesserling. Passano pochi giorni e i primi nuclei di antifascisti, con le poche armi recuperate, salgono sulle montagne dando inizio alla guerra partigiana. La scelta questa volta è ragionata, consapevole delle difficoltà e dei sacrifici che comporta. Agli uomini formatisi nella lotta politica clandestina si affiancano in un moto spontaneo militari sbandati, operai, contadini, giovani della piccola e media borghesia intellettuale, in uno schieramento sociale composito.
Prende corpo, giorno dopo giorno, un nuovo e composito potere, che presto si dividerà tra le esigenze della prassi politica nell'Italia liberata e quelle della lotta armata e civile nelle zone occupate
. Le bande armate operarono in montagna ed in pianura. La lotta si estende dalle montagne alla città, i luoghi di lavoro. Si formano comitati di agitazione nelle fabbriche, organizzazioni di massa come il Fronte della gioventù, i Gruppi di difesa delle donne, i Comitati di difesa dei contadini.
Iniziano le azioni terroristiche nelle grandi città, con effetti clamorosi e destabilizzanti, specie ad opera dei Gap [Gruppi armati partigiani] e dei
Sap (Squadre d'azione partigiana) organizzati dal Pci. Vengono uccisi esponenti fascisti e ufficiali tedeschi, attaccati reparti militari e di polizia. Quindi Gap, Sap e bande di partigiani costituirono l'esercito combattente della Resistenza. La maggioranza di queste formazioni erano legate ai vari C.L.N. (Comitati di Liberazione Nazionale), organi squisitamente politici;. i dati relativi alle organizzazioni politiche a cui facevano capo le forze di Resistenza (Partito Comunista, Partito d'Azione, Partito Socialista, Democrazia Cristiana ecc.) non sono certi, in quanto i dati forniti dalle loro associazioni o dai partiti politici, non concordano con dati in possesso del Ministero della Difesa, così anche il numero dei caduti, dei feriti e dei dispersi. Comunque un'analisi comparativa consente di affermare che i combattenti della Resistenza Italiana furono circa 270.000.

13 divisioni bloccate
L'esercito tedesco, nonostante l'alta efficienza delle sue unità, la ferrea disciplina e la pre-senza delle forze speciali, quali le «SS», accusò fin dai primi mesi i colpi ricevuti dalle bande di partigiani. Infatti importanti contingenti di truppa (13 divisioni) non poterono essere utilizzate al fronte, dove combattevano le truppe regolari, perché indispensabili all'interno per fronteggiare le formazioni partigiane che minavano continuamente la sicurezza dei rifornimenti, ed i gruppi armati e gli organizzatori clandestini della città, che ostacolavano seriamente la produzione bellica. I partigiani si erano procurati le armi prelevandole dai depositi dell'esercito italiano. Ma si trattava di fucili e di poche altre armi leggere che non potevano reggere il confronto con quelle dei nazisti. C'era poi il problema delle munizioni. A queste deficienze sopperirono in seguito gli Alleati, in particolare con le forniture di armi, munizioni, denaro ed ufficiali di collegamento ai partigiani del settentrione. Solo nel corso degli ultimi quattro mesi di guerra, gennaio-aprile 1945, la Special Force organizzò 865 lanci di materiale da guerra ai partigiani del nord. Due terzi di tali lanci riuscirono. Anche in riferimento a questi aiuti l'efficacia della Resistenza armata fu maggiore nel nord d'Italia. In proposito si possono distinguere due zone separate approssimativamente da una linea che va dalla foce del Cecina, in Toscana, ad Ancona, nelle Marche. A nord, includendo non solo l'Italia settentrionale, ma anche la valle dell'Arno e parte delle Marche, la resistenza raggiunse quell'alto livello di organizzazione e di efficienza che ne giustificò la definizione di «Stato libero in territorio occupato». A sud della linea Cecina-Ancona, nelle diciassette province, che all'epoca dell'occupazione tedesca gravitavano intorno a Roma, la Resistenza più che un movimento organico fu la somma di un gran numero di attività e d'iniziative popolari, quali ad esempio l'insurrezione di Napoli ed i vari attentati contro i tedeschi e fascisti. Per 19 mesi consecutivi le forze della Resistenza attaccarono il nemico ovunque questi si trovava, creando zone libere in diverse province e precedendo le armi degli Alleati nella liberazione di città e centri minori. Nell'aprile del 1945 il C.L.N.A.I. (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia) mobilitò l'intero schieramento della Resistenza in appoggio all'ultima grande offensiva alleata in Italia. Le forze tedesche e fasciste in ripiegamento vennero impegnate dai partigiani, mentre le grandi città del nord insorgevano ad una ad una. Agli aspri combattimenti nell'ultimo tratto dell'Appennino ed in Liguria fecero eco le insurre-zioni del 23-26 aprile a Genova, Torino e Milano; del 27 a Padova; del 28 a Venezia; del 30 a Treviso, Belluno e Trieste; del primo maggio a Udine e negli altri centri posti sulla via della ritirata nemica.

Il contributo della Resistenza
Per 19 mesi consecutivi le forze della Resistenza attaccarono il nemico ovunque questi si trovava, creando zone libere in diverse province e precedendo le armate degli Alleati nella Liberazione di città e centri minori. Il contributo di sacrificio e di sangue della Resistenza italiana fu elevatissimo: 45.000 partigiani caddero in combattimento, 23.000 furono torturati e trucidati dai nazisti e dai fascisti dopo essere stati arrestati in campagna o nelle città; oltre 20.000 furono i feriti; 19.000 civili, uomini, donne e bambini vennero passati per le armi. Ed ancora bisogna aggiungere gli 8.000 politici ed i 30.000 e più militari che non fe-cero ritorno dai campi di prigionia della Germania. Le perdite umane degli Alleati, nell'intera campagna d'Italia, furono inferiori a quelle della Resistenza.