Il Neorealismo

L’Italia, culla del fascismo, fu anche il primo paese che offrì un’attiva opposizione contro esso, sia sul piano dell’azione come su quello delle idee. Intellettuali come Godetti, Amendola, i Rosselli, Silone ecc. scrissero e agirono quando il fascismo governava l’Italia e ricattava l’Europa. Quindi il neorealismo italiano trova le sue origini assai prima della guerra e della resistenza, ma Il termine “neorealismo”cominciò ad essere usato a partire dal 1943 per indicare una corrente artistica del tempo. Chi lo usò in modo nuovo fu il montatore cinematografico Visconti, per il film Ossessioni, e questo ne provocò una rapida diffusione nell’ambito cinematografico. In effetti il cinema italiano nei primi anni del dopoguerra ebbe una stagione molto creativa, ad opera di registi quali Rossellini, De Sica e Visconti, che ,voltando le spalle al cinema celebrativo del ventennio fascista,  misero sotto gli occhi di tutti la vita dei ceti popolari,le loro speranze e i loro drammi durante la guerra e il dopoguerra. Dopo il 1943 il termine si estese anche nell’ambito letterario. L’esplosione letteraria di quegli anni in Italia fu, prima che un fatto d’arte, un fatto fisiologico, esistenziale, collettivo. Nell’introduzione a Sentiero dei nidi di ragno, Italo Calvino dice: avevamo vissuto la guerra, e noi più giovani, che avevamo fatto in tempo a fare il partigiano, non ce ne sentivamo schiacciati, vinti, ma vincitori. L’essere usciti da un’esperienza che non aveva risparmiato nessuno, stabiliva un’immediatezza di comunicazione tra lo scrittore e il suo pubblico: si era a faccia a faccia carichi di storia da raccontare, ognuno aveva avuto la sua. Quindi all’origine c’è un impulso a raccontare, un fiorire di vita vissuta. La rinata libertà di parlare fu per la gente una sorta di smania di raccontare: nei treni che riprendevano a funzionare ogni passeggero raccontava agli sconosciuti le sue avventure, cosi ogni frequentatore dei tavoli delle mense del popolo, ogni donna alle code ai negozi. Chi cominciò a scrivere allora si trovò cosi trattare la medesima materia del narratore orale; alle storie vissute di persona si aggiungevano quelle che erano arrivate gia come racconti. I temi più trattati da tale stile sono: la vita della borghesia (Moravia), il problema del meridione(Alvaro, Vittoriani, Silone..), la povertà durante il fascismo, l’antifascismo e la vita operaia (Pratolini), la resistenza (Calvino, Fenoglio, Pavese), la guerra e le condizioni di miseria dell’immediato dopoguerra. Il neorealismo durò sino al 1955, dopo il quale si giunge ad una forma di sperimentalismo che non ha più nulla a che fare con il movimento realista.

TRA GLI ARTISTI:
ITALO CALVINO
Vita:Italo Calvino nasce il 15 ottobre 1923 a Santiago de Las Vegas. Il padre Mario è un agronomo di vecchia famiglia sanremese che, dopo aver trascorso una ventina d’anni in Messico, si trova a Cuba a dirigere una stazione sperimentale di agricoltura e una scuola agraria. La madre, Evelina Mameli, sassarese d’origine, è laureata in scienze naturali e lavora come assistente di botanica all’Università di Pavia. Nel 1925 la famiglia Calvino fa ritorno in Italia e vive tra la villa Meridiana e la campagna di San Giovanni Battista. Nel 1927 Calvino frequenta l’asilo infantile al St. Gorge College e nello stesso anno nasce il fratello Floriano. Dal 1929 al 1933 frequenta le Scuole Valdesi. Nel 1934 superato l’esame d’ammissione, frequenta il ginnasio- liceo Cassini. Nel 1941-42, conseguita la licenza, si iscrive alla Facoltà di Agraria e Forestale di Torino. Nel 1944, insieme con il fratello sedicenne, si unisce alla seconda divisione di assalto Garibaldi che opera sulle alpi Marittime, teatro per venti mesi di alcuni fra i più aspri scontri tra i partigiani e i nazifascismi. I genitori vengono sequestrati dai tedeschi e tenuti lungamente in ostaggio. L’esperienza della guerra partigiana, furono di grande importanza per la sua crescita . nel 1947 si laurea. La partecipazione al congresso dei partigiani della pace di Parigi, nel 1949, gli costerà per molti anni il divieto di entrare in Francia. Il 19 febbraio si sposa a L’Avana con Chichita dalla quale nasce la figlia Giovanna. Muore tra il 18 e il 19 settembre 1985 a Siena, poiché colpito da un ictus.

SENTIERO DEI NIDI DI RAGNO
Il sentiero dei nidi di ragno è un romanzo particolare, quasi unico nella tradizione letteraria italiana. La seconda guerra mondiale, o meglio ancora, la lotta partigiana viene raccontata attraverso lo sguardo dispettoso di un bambino, che vede il mondo con l’asciutta chiarezza di una macchina fotografica, poiché non possiede ancora gli strumenti etici con cui gli adulti distinguono il bene dal male.  Il protagonista è Pin. Egli osserva dal suo mondo fiabesco di “bambino vecchio” le esistenze misteriose e ingarbugliate dei grandi: e a volte sono gli accoppiamenti animaleschi della sorella, che Pin spia dal ripostiglio stretto e scuro che è la sua camera, a volte sono parole oscure e affascinanti (GAP,STEN, SIM) alle quali il bambino attribuisce significati favolosi, a volte è l’umanità storta e corretta del distaccamento del Dritto,il capo di una banda di partigiani, nella quale Pin si trova a suo agio. Un giorno, per provare il suo coraggio, ruba una pistola ad un ufficiale tedesco, uno degli amanti di sua sorella, e esaltato dal fatto di possederla, corre a nasconderla sottoterra in un sentiero conosciuto solo dal lui, e tutto attraversato da tele di ragno; segno di una natura non ancora contaminata dall’uomo. La pistola, una P38 diventa l’oggetto magico delle favole, è l’anello che rende invisibili, la bacchetta magica che permette a Pin di entrare nel mondo favoloso dei grandi. Pin è un personaggio di confine, sospeso tra un’infanzia che non gli è mai appartenuta e un mondo adulto ancora lontano ed estraneo, ma che tuttavia lo attrae, perché sente che lì forse potrà trovare l’Amico, il compagno con cui condividere il castello di sogni. Dopo essere stato catturato dai tedeschi fugge di prigione e incontra un uomo dalla banda del Dritto, un partigiano che non ha alcuna coscienza di classe e agisce sempre di testa sua. Nella banda di costui Pin si trova a suo agio: del resto l’unico gioco a contare in questo momento è la guerra, e anche Pin vuole parteciparvi. Ma è un gioco duro e difficile , e le regole molto spesso sfuggono a Pin: non capisce i comportamenti e le reazioni di questi uomini un po’ delinquenti, un clown, che si trovano riuniti in un bosco come i personaggi di una fiaba. Anche Pin vuole ritagliarsi un suo ruolo, nel modo che conosce meglio:quello del monello, senza peli sulla lingua, ma allo stesso tempo è spaventato, e il desiderio più profondo è la pace, la purezza, che Pin cerca nella natura, nel suo sentiero dei nidi di ragno, che solo lui conosce e che rivelerà solo al suo amico; ma nel frattempo, il bambino trasporta anche li il suo bagaglio di sofferenze e crudeltà, e dal vittima dei grandi si trasforma in carnefice delle creature dei fissi e prati, mettendo in scena la lezione imparata.”Chissà cosa succederebbe a sparare a una rana” si domanda “forse resterebbe solo una bava verde schizzata su qualche su qualche pietra”; e poi infilza i ragni su lunghi stecchi per osservarli, e ancora i grilli che taglia a pezzi per fare dei mosaici con le zampette su una pietra liscia. Esistono sempre i forti e i deboli, questa è la lezione che la Storia gli ha insegnato, e anche se a volte non ci vuole credere , questa è l’amara saggezza che Pin raggiunge nel corso della sua crescita. Pin riferisce il suo nascondiglio ad un uomo, Pelle, il quale tradisce la fiducia del ragazzo nel momento in cui passa dalla parte dei fascisti, gli ruba la pistola e gli distrugge il posto. Per Pin è un altro momento di crescita che lo porta a diffidare sempre più dei grandi. Troverà il suo Amico, e lo troverà proprio nel mondo dei grandi: Cugino, con il suo mantello scuro e le mani grandi, le parole brusche e il peso di un grande dolore sulle spalle. Un altro tradito dalla vita, che troverà nella guerra un senso, uno scopo per vivere. Lui alla fine del romanzo, sarà incaricato di uccidere la sorella di Pin che fa la spia per i tedeschi. Ma Pin non capirà. Conta solo aver trovato l’Amico. Con lui ritorna al sentiero dei nidi di ragno, per mostragli il suo piccolo paradiso distrutto, ed entrambi si augurano che il regno della natura possa vincere sulla violenza e sull’ira stessa degli uomini. Il romanzo quindi si conclude con un immagine di speranza e con un bel finale dove si conclude la lunga ricerca di Pin.
 ”E CONTINUARONO A CAMMINARE, L’OMONE E IL BAMBINO, NELLA NOTTE, IN MEZZO ALLE LUCCIOLE , TENENDOSI PER MANO ” , parlando delle uniche donne che sono state capaci di trasmettere loro amore: le loro madri.